Sunday Market - Ti ascolto...

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Mao Fu

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Fabbri di Kashi

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Sunday Market

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Sunday Market - Giovane autista

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Sunday Market - Barber shop

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KASHI

«Si può vivere in letargico semiabbandono a Kashgar per sei giorni la settimana. Non c’è luogo al mondo più remoto dagli oceani: dietro un deserto un altro deserto e dietro le montagne ancora altre montagne. Ma la domenica ci si alza in tempo per andare al mercato sul fiume Tuman. Le strade erano già ingombre di migliaia di biciclette e di carretti dei contadini uiguri con i pneumatici alle ruote, portati da svelti asinelli al trotto. I conducenti avevano un bastone in mano che agitavano per farsi largo, gridando “posh, posh”, un suono simile a quello di una trombetta. I carretti lasciati sulle rive del fiume erano anche il mezzo di trasporto delle merci, stanghe puntate verso l’alto, formavano un gigantesco pettine. Pastori tagiki con le coppole in testa contavano sui banchi mazzette di soldi accartocciati, che lisciavano prima di pagare. Uzbeki dalle facce rosso mattone come i loro stivali trascinavano le pecore bianche e nere. C’erano contadine vestite di lamé viola o argento, o in paillette gialle che bevevano liquidi ghiacciati color ametista, riparandosi sotto le tende dal sole che cominciava a diventare torrido. I kebab arrostivano sui bracieri accanto ai televisori che trasmettevano in continuazione gli spettacoli dell’Opera di Pechino. Tutti gli artigiani dell’Asia Centrale sembravano essersi radunati per la fiera: carpentieri, fabbri, lattonieri, falegnami che lavoravano al tornio piccoli cucchiai di legno, sellai che tagliavano il cuoio in lunghe strisce, calzolai che palpavano in continuazione gli stivali per provarne la morbidezza [...] I cavalli erano la maggiore attrazione del mercato. Venivano provati all’interno del recinto, a pelo, con impazienza. Brevi scatti tra decine di esperti, cui bastava un’occhiata per decidere quale tra questi sodi animali fosse il migliore. Un vecchio abbronzato e robusto, con la barba e una fascia cremisi che gli stringeva i fianchi, fece impennare un pony e lo zucchetto gli cadde dalla testa, mostrando la sommità del cranio completamente bianca. Rimasi incantato ad ammirare i volteggi sicuri, gli arresti imperiosi, la scioltezza morbida con cui stavano i mongoli, uiguri, tagiki, che d’estate salivano dalla pianura per raggiungere i grassi pascoli delle montagne. Ma la domenica riscendevano, attratti dal mercato di Kashgar». "Il Cammello battriano" di Stefano Malatesta